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Sentirsi in colpa anche quando non si dovrebbe

Aggiornamento: 11 dic 2023



Il senso di colpa è caratterizzato da un mix di emozioni irrequiete: angoscia, ansia, paura, rabbia e a queste si aggiungono pensieri rimuginanti ed ossessivi che non se ne vanno fino a quando non riusciamo ad elaborare il tutto.


Se vogliamo dare un significato utile a queste sensazioni mescolate che si riversano fisiologicamente a livello del torace, è utile tenere in mente che il senso di colpa ha una duplice caratteristica: morale e sociale.


Se durante un'interazione amichevole e scherzosa diciamo qualcosa di poco delicato verso il nostro interlocutore è molto probabile che questa persona possa sentirsi offesa, ferita e mortificata al punto che potrebbe scatenare una serie di reazioni emotive molto forti - come arrabbiarsi o piangere perché è stato toccato un tasto molto dolente - e potrebbe volerci tempo affinché le acque possano calmarsi. A quel punto è probabile che in noi possa scattare quel mix di sentimenti descritti precedentemente che hanno la funzione di segnalare il disagio emotivo che la persona sta affrontando. Si aggiunge, così, una componente in più, relativa al senso di giustizia: se riteniamo che una qualsiasi azione abbia una valenza positiva o negativa allora sappiamo dare un significato personale alla realtà che ci circonda; se riteniamo che l'azione commessa abbia valore negativo, allora ci accorgiamo che non abbiamo agito in maniera corretta nei confronti dell'interlocutore. Agiremo, quindi, in maniera pro-sociale affinché possiamo rimediare alle nostre azioni, ad esempio chiedendo scusa e/o riconoscere l'errore.


In breve, il senso di colpa ha l'utile funzione di renderci conto che ogni nostro comportamento, azione e pensiero espresso hanno una conseguenza e possono influenzare l'ambiente circostante, sia in senso fisico che in senso sociale. Se ci accorgiamo che un'azione ha portato un risvolto negativo, capiamo che questa cosa non è affatto giusta e corriamo ai ripari con azioni positive.


Accade, però, che anche se riteniamo di aver compiuto una buona e/o giusta azione proviamo lo stesso dei sentimenti di colpa immensi.


Si tratta di situazioni molto complesse e dove ci sono dinamiche relazionali di una certa valenza e significato personale molto sentito. Può essere il caso, ad esempio, di relazioni sentimentali non basate sulla reciprocità ma sul ricatto emotivo; oppure una relazione prevaricatrice dove non esiste la parità ma solo giochi di potere; oppure, ancora, relazioni familiari disfunzionali, dove i confini non vengono rispettati, l'espressione delle emozioni non incoraggiata e dove uno sviluppo indipendente di personalità, opinioni e pensieri viene altamente criticato. Questi sono solo alcuni esempi, ma le relazioni disfunzionali sono molto vaste e con diverse e varie caratteristiche.


Ma prendiamo l'esempio classico di una relazione sentimentale disfunzionale e come agirebbe il senso di colpa all'interno di questa dinamica.


Nei casi in cui uno dei due partner manifesta un comportamento volto a controllare le azioni dell'altro, può succedere che vengano attivate delle strategie per raggiungere questo scopo. Una modalità molto conosciuta è quella del ricatto emotivo, quando ad esempio si chiede al partner di "non andare in vacanza in compagnia senza di me perché altrimenti soffrirei molto in solitudine senza di te!". Il senso morale ci suggerisce che, di norma, causare sofferenza all'altra persona non è un'azione pro-sociale ma scorretta e meschina; ci si sente in colpa e si attivano comportamenti riparatori ("Va bene, non preoccuparti, resterò con te quest'estate!"). La strategia di controllo è stata rafforzata ed è probabile che metterle nuovamente in atto possa portare il medesimo risultato, favorendo una posizione di disparità dove uno esercita una sorta di potere verso l'altro perché c'è in gioco il senso di colpa. In questa disparità e in questo gioco di potere è molto probabile che lo stesso partner, in alcune occasioni, agisca addirittura nella maniera opposta (ad esempio andando in vacanza in compagnia anche se è stato proprio quello che ha chiesto di non fare al partner).


Le dinamiche relazionali all'interno di questi rapporti sono caratterizzate da continui giochi ricattatori dove viene tirata in ballo la moralità e il benessere psicologico di una parte della relazione al solo scopo di ottenere il controllo sull'altra persona. Per questo è molto facile sentirsi in colpa nei confronti dell'altro e a volte ci arrendiamo perché le trappole relazionali ed emotive in cui ci si ritrova sono come il gioco degli scacchi, dove si possono fare solo determinate mosse perché altrimenti l'altro può rimanere ferito; moralmente, ci si sente in trappola e l'unica via di uscita è agire secondo il dovere morale altruistico di fare del bene il prossimo.


Il senso di colpa, in questi casi, è molto disadattivo perché vi è la tendenza a sminuire noi stessi per azioni e pensieri legittimi. Si pensa che se una situazione ci mette a disagio dobbiamo allora stringere i denti perché l'altra persona potrebbe offendersi ed interrompere il legame con noi. Accade anche che ci prendiamo troppo la responsabilità di ciò che accade, tant'è che un nostro momento per se stessi viene vista - sia dall'altro che addirittura da noi stessi - come una negligenza nei confronti dell'altro. Questo causa sentimenti molto negativi di colpevolezza che causano una sottomissione alla situazione che ci logora e ci fa stare molto male.


La moralità non dovrebbe valere solo per l'altra persona ma anche per noi stessi: se ci sono cose che non ci fanno stare bene, come sopportare da troppo tempo prepotenze, abusi, violenze, mobbing, delegittimazione delle nostre emozioni per fare il bene dell'altra persona, allora è necessario fermarsi e chiederci se ciò che stiamo facendo ci è di aiuto e di benessere oppure no.


Perché è molto importante prendersi cura di noi stessi e pretendere, in alcuni casi, il bisogno di tutelarci perché non dobbiamo sentirci in colpa per situazioni che ci fanno stare male.


Non dobbiamo legittimare azioni distruttive per noi stessi e metterci in secondo piano.


Non dobbiamo sentirci in colpa se pensiamo che le azioni dell'altra persona siano sbagliate.


Non dobbiamo sentirci in colpa se ci prendiamo cura di noi stessi.


Non dobbiamo sentirci in colpa se decidiamo di tutelarci.

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